Il dolore cronico è stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei maggiori problemi mondiali di salute pubblica in generale, in quanto interessa tutte le fasce di età con una maggiore prevalenza nelle donne. In Italia colpisce una persona su 5, il 21,7 per cento della popolazione, e una persona su 4 ne soffre in media per 7 anni. La malattia ha conseguenze invalidanti dal punto di vista fisico, psichico e socio relazionale. Il 90 per cento dei casi è trattabile e curabile, eppure ancora oggi ben il 40 per cento delle persone con dolore cronico non è a conoscenza delle cure disponibili. Trascorrono, inoltre, circa due anni tra l’esordio e il primo accesso medico e i tempi per ricevere una diagnosi corretta sono superiori ai cinque anni.
(Manifesto sul dolore ACD SIIARTI Dic 2021).
Nonostante siano passati più di 10 anni dall’approvazione della Legge 38 che ha riconosciuto il dolore cronico come una patologia che necessita di una propria specifica rete di assistenza e cura a cui i cittadini hanno diritto di poter accedere, l’assistenza per le persone con dolore cronico risulta essere approssimativa e insoddisfacente: il 21 per cento delle persone affette non sa a chi rivolgersi e il 33 per cento, prima di giungere a un centro specializzato si sottopone a terapie inadeguate consultando inutilmente dai tre ai sette specialisti, con perdita di tempo e risorse. In media i costi sociali ed economici pro-capite superano i 4 mila euro annui, che pesano sul Servizio Sanitario Nazionale con circa 1.400 euro l’anno e più di 3 mila euro direttamente sulle persone, legati in particolare alla perdita di produttività e di ore lavorative.
(Manifesto sul dolore ACD SIIARTI Dic 2021).
Le cause del dolore da cancro sono diverse. Nella grande maggioranza dei casi (circa il 70 per cento) il dolore è dovuto al tumore o alle sue metastasi che comprimono o infiltrano organi, ossa, terminazioni nervose. Meno frequentemente è causato dalle terapie assunte (per esempio la chemioterapia può causare danni ai nervi) o da altri trattamenti resi necessari dalla malattia (come un intervento chirurgico).
La sua localizzazione dipende dalla diffusione delle terminazioni nervose.
L’intensità e le caratteristiche del dolore oncologico variano da paziente a paziente. Di solito, il dolore all’inizio della malattia si presenta con una sintomatologia acuta. Compare, persiste per un breve periodo di tempo e poi scompare. Con l’avanzare della malattia tende invece a diventare permanente e accompagnare il malato per l’intera giornata. (Da Fondazioneveronesi.it)
La terapia del dolore però non è sempre eseguita in modo adeguato o adatto alla condizione clinica del paziente, e si stima che circa il 50% dei pazienti oncologici non riceva adeguate terapie per la gestione del dolore.
(Da Rapporto Osmed 2020 pag 490)
Oltre a questo dolore di base, molti pazienti sperimentano attacchi di dolore episodico intenso. Si tratta di un picco di dolore, particolarmente intenso che, anche se condivide la sede e l’irradiazione, si differenzia nettamente dal dolore di base presente in tutto l’arco della giornata.
Il dolore episodico intenso è una riesacerbazione violenta del dolore di base, che a volte è riconducibile a qualche causa esterna, per esempio movimenti o colpi di tosse. Spesso, però, è completamente spontaneo. Compare improvvisamente (in genere 1-6 volte al giorno) e dura all’incirca 30-45 minuti. Necessita di un apposito e tempestivo intervento farmacologico.
(Da Fondazioneveronesi.it)
La scelta del tipo di farmaco da impiegarsi nella terapia del dolore dipende soprattutto dall’intensità e dal tipo di dolore che affligge il paziente.
Di seguito, saranno brevemente descritte le principali classi di farmaci impiegate nella terapia antalgica.
I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) vengono utilizzati nella terapia del dolore quando l’intensità è di grado lieve o moderato.
In genere, questi medicinali affiancano all’attività analgesica anche un’azione antiflogistica e antipiretica.
Gli analgesici oppioidi, ampiamente utilizzati nella terapia del dolore, sono particolarmente indicati quando lo stimolo doloroso è di grado da moderato a severo.
Questi farmaci esplicano la loro azione antidolorifica attraverso la stimolazione dei recettori oppioidi presenti all’intero del nostro organismo riducendo la trasmissione degli stimoli dolorosi.
Nonostante la loro principale indicazione terapeutica sia il trattamento della depressione, alcuni principi attivi appartenenti alle classi degli antidepressivi triciclici (o TCA) e degli inibitori del reuptake di serotonina e noradrenalina (o NSRI) si sono rivelati molto utili nella terapia del dolore di tipo neuropatico e possono essere impiegati sia da soli, sia in associazione ad analgesici oppioidi.
Anche alcuni tipi di farmaci anticonvulsivanti si sono rivelati piuttosto efficaci nella terapia del dolore di tipo neuropatico.
Gli anestetici locali sono una classe di farmaci che provocano la perdita di sensibilità in una regione limitata del corpo senza portare necessariamente alla perdita di coscienza. Agiscono inibendo la conduzione nervosa.
Più nel dettaglio, la lidocaina è in grado di ridurre e bloccare la trasmissione dello stimolo doloroso attraverso l’inibizione dei canali del sodio voltaggio-dipendenti presenti sulle membrane cellulari.