• D Disordini da Uso di Oppioidi

    In psichiatria, le persone con dipendenze rappresentano in percentuale, uno dei più grandi gruppi di pazienti.

    Per le persone con problemi di abuso da sostanze, le indicazioni delle autorità di cambiare stile di vita o di astenersi dal consumo spesso non raggiungono l’obiettivo di un cambiamento sostenibile,1 perché purtroppo il paziente resta dipendente.2 Oltre 136.000 pazienti sono stati trattati nei Servizi per le Tossicodipendenze in Italia nel 2019. C’è una grande variabilità regionale: dai 100 pazienti della Valle D’Aosta ai 337 delle Marche ogni 100.000 abitanti (DATI RELAZIONE AL PARLAMENTO 2020 TAB 6.1.1).

    La terapia agonista oppioide è il trattamento di scelta per la dipendenza da oppioidi e un allargamento alle forme di trattamento orientate all’astinenza. Gli obiettivi principali del trattamento sono la libertà dai sintomi, una buona qualità della vita in famiglia, la collaborazione e la genitorialità, la capacità di lavorare e apprendere, il successo nell’istruzione e nella carriera, nonché la prevenzione delle complicazioni e la “riduzione del rischio”,2 che possono essere raggiunti individualmente dal paziente nel contesto del trattamento agonista in stretta collaborazione con il medico curante con i principi attivi disponibili.

    1 Kurz M. Addiction – diagnosis and therapy. Psychopraxis, 2011, 5-6: 21-24.
    2 Haltmayer H. et al. Consensus statement “Substitution-assisted treatment of opioid addicts.” Addiction Medicine Forsch. Prax., 2009, 11: 281-297.

  •   Dolore

    “Il dolore può manifestarsi in modo acuto, cioè per un periodo di tempo limitato, o cronicamente, per un periodo di tempo più lungo.

    La popolazione italiana presenta una prevalenza di dolore cronico del 21,7%, che corrisponde a circa 13 milioni (12.686.335) di abitanti 1. Il dolore è una patologia che colpisce milioni di persone, ma viene affrontato dai sistemi sanitari con un approccio caratterizzato dalla casualità. Si riporta infatti che il 41% dei pazienti con dolore cronico dichiara di non aver ricevuto un adeguato controllo del dolore; ciò determina una grande inefficacia ed inappropriatezza dei processi di cura, con un conseguente peggioramento della salute e incremento della spesa corrente.

    Il dolore è classificato non solo in base alla sua durata, ma anche in base ai suoi meccanismi di attivazione sottostanti nel cosiddetto dolore nocicettivo, neuropatico, misto e disfunzionale.2,3 Pertanto, il tipo di dolore deve essere noto per una terapia del dolore a base di farmaci. per poter adattare individualmente al paziente una terapia del dolore orientata al meccanismo.

    Il dolore nocicettivo è causato da un danno tissutale acuto nel contesto di malattie infiammatorie, degenerative e maligne o nel contesto di una lesione acuta. A seconda della localizzazione, il dolore somatico (causato da malattie del sistema muscolo-scheletrico, della pelle, del tessuto sottocutaneo e delle mucose) può essere distinto dal dolore viscerale (il cosiddetto “” dolore viscerale “” che colpisce gli organi interni, ad es. Coliche). Il dolore nocicettivo è mediato dai recettori del dolore (nocicettori) e tende ad avere peculiari caratteristiche (ad es.lancinante, sordo o perforante). Il dolore neuropatico si manifesta dopo un danno o una malattia al sistema nervoso (spesso indicato come “” dolore ai nervi “”) ed è spesso descritto come bruciore, formicolio, lancinante,, irradiante “” elettrizzante “.” Il dolore neuropatico è soggetto a un meccanismo diverso dal dolore nocicettivo e, di conseguenza, richiede analgesici diversi. Il dolore misto ha componenti sia nocicettive che neuropatiche.

    Questi tipi di dolore possono variare di intensità da lieve a grave e possono verificarsi nel contesto di diverse malattie (ad esempio malattie tumorali o malattie non maligne quali osteoartrite, artrosi….). Pertanto, soprattutto nel contesto della terapia del dolore cronico, una diagnosi esatta sia del meccanismo che dell’intensità del dolore è essenziale per la scelta appropriata dell’analgesico.

     

    1 Dati ISTAT

    2 Sabine Sator-Katzenschlager. Aggiornamento sulla terapia del dolore 2015. volume medico e studio 69, 2015: 89-94.

    3 Gabriele Grögl. Il tipo di dolore determina il tipo di farmaco. Physicians Crown Pain17, 2017: 14-16.

  •   Dolore Episodico Intenso (Breakthrough Cancer Pain)

    Il Dolore Episodico Intenso (D.E.I.), detto anche breakthrough cancer pain (BTcP), consiste in una temporanea esacerbazione del dolore che si verifica su un dolore cronico di base, controllato, che può insorgere per una causa prevedibile o non prevedibile.

    Un episodio tipico di D.E.I. ha una rapidità d’insorgenza e breve durata ma, nonostante la natura autolimitante di ciascun evento doloroso, la ripetitività degli episodi può avere un impatto significativo sulla qualità di vita del paziente.

    Il D.E.I. include sia il dolore spontaneo che il dolore incidente.

    Il dolore incidente è un dolore che si verifica come conseguenza diretta e immediata di un movimento o di una attività, ad esempio il cambiamento di una medicazione può peggiorare il dolore, come pure un movimento volontario o involontario (es. un movimento intestinale in caso di carcinoma pelvico).

    In particolare, si parla di dolore:

    • INCIDENTE: quando è di natura prevedibile poiché precipitato da fattori identificabili. Il dolore incidente è ulteriormente classificato in tre sottoclassi:
    • volontario, causato da un atto volontario (ad es. movimento, cambio della medicazione),
    • non volontario, causato da un atto involontario (ad es. spasmo intestinale),
    • procedurale, correlato ad un intervento diagnostico o terapeutico (ad es. medicazione).
    • SPONTANEO O IDIOPATICO: quando si verifica in assenza di qualsiasi fattore precipitante identificabile, ed è quindi di natura imprevedibile.

    Il D.E.I. può inoltre essere:

    • Nocicettivo somatico (per esempio può derivare da metastasi ossee o dal contatto con del tessuto infiammato o infetto),
    • Nocicettivo viscerale (per esempio causato da distensione o subocclusione dell’intestino, o ancora da episodi di tenesmo),
    • Neuropatico (per esempio compressione/distorsione di un nervo).

    Documento integrale da Sito Ufficiale SICP:

    https://www.sicp.it/wp-content/uploads/2021/01/Dolore_Oncologico_web_05601.pdf

    Bibliografia

    AIOM, Linee guida terapia del dolore in oncologia, edizione 2019 aggiornata a ottobre 2019 7) Lega contro il cancro, Dolori da cancro e loro cura, Una guida della Lega contro il cancro per malati e familiari, 2019

    Working Group Nientemale DEI, Vellucci R, Fanelli G, Pannuti R, What to Do, and What Not to Do, When Diagnosing and Treating Breakthrough Cancer Pain (BTcP): Expert Opinion, Drugs, 2016

    Zeppetella G, Vellucci R, La gestione nella pratica clinica del dolore episodico intenso nel paziente oncologico – Impiego di fentanil transmucosale orale (OTFC), Terapia Evidence Based, 2010; Vol.3, Issue 4

    Vellucci R, Mediati RD, Gasperoni S, Assessment and treatment of breakthrough cancer pain: from theory to clinical practice, Journal of Pain Research, 2017:10 2147–2155

    Hjermstad M J, Kaasa S, Caraceni A et al, Characteristics of breakthrough cancer pain and its influence on quality of life in an international cohort of patients with cancer, BMJ Supportive & Palliative Care, 2016;6:344–352

    Mercadante S, Marchetti P, Cuomo A et al, Factors Influencing the Clinical Presentation of Breakthrough Pain in Cancer Patients, Cancers, 2018

  • L Linfoma Cutaneo a cellule T (CTCL)

    Il termine linfoma cutaneo a cellule T (CTCL) definisce un gruppo di tumori rari caratterizzati da un accumulo anomalo di linfociti T maligni in corrispondenza della pelle. Il CTCL appartiene alla più ampia categoria dei linfomi non Hodgkin (NHL), tumori maligni che colpiscono i linfonodi e il sistema linfatico. I segni e i sintomi specifici del linfoma cutaneo a cellule T variano a seconda della forma e da persona a persona, ma generalmente possono includere eruzioni cutanee associate a prurito (anche grave), linfonodi ingrossati, placche epidermiche e formazioni tumorali. Nella maggior parte dei casi, il CTCL si manifesta in una delle sue forme “indolenti” (o “di basso grado”), a crescita lenta e con pochi sintomi associati. Sono più rare, invece, le forme “aggressive” della patologia, contraddistinte da linfomi “di grado medio” o “alto”, che hanno un rapido sviluppo e possono comportare conseguenze potenzialmente fatali. Il CTCL colpisce più spesso gli individui di sesso maschile e di solito insorge intorno ai 50-60 anni di età.

    Le due varianti più comuni di linfoma cutaneo a cellule T sono, rispettivamente, la micosi fungoide (una forma di CTCL indolente) e la sindrome di Sezary (una forma di CTCL aggressivo).
    La maggior parte dei pazienti con micosi fungoide (MF) sperimenta solo sintomi cutanei, che comprendono chiazze, placche, tumori o eritrodermia (arrossamento della pelle): le chiazze sono generalmente piatte, possibilmente scagliose e simili a un’eruzione cutanea; le placche sono lesioni più spesse, rialzate e solitamente pruriginose, spesso scambiate per eczema, psoriasi o dermatite; i tumori si presentano come protuberanze o noduli, e possono anche dar luogo a ulcere; la MF eritrodermica, infine, si manifesta con eruzioni cutanee rosse, squamose e diffuse, che possono essere molto pruriginose. Nella MF, la malattia può stabilizzarsi agli stadi iniziali o progredire a quelli successivi, diffondendosi ai linfonodi, al sangue e agli organi interni.
    La sindrome di Sézary (SS) è caratterizzata da eritrodermia generalizzata e presenza di un numero significativo di cellule tumorali nel sangue. A livello della cute, compaiono solitamente ampie eruzioni cutanee sottili, rosse e pruriginose, mentre in alcuni casi possono manifestarsi chiazze e tumori. Spesso, i pazienti con SS soffrono di forte prurito e di infezioni cutanee da Staphylococcus aureus. A volte, oltre ai linfonodi ingrossati, possono comparire cambiamenti d’aspetto nelle unghie, nei capelli o nelle palpebre.

    Per la diagnosi di linfoma cutaneo a cellule T risultano essenziali l’esame fisico del paziente, la valutazione della sua storia medica, il controllo dei linfonodi e il ricorso alla biopsia cutanea. La MF è particolarmente difficile da diagnosticare nelle sue fasi iniziali, perché i sintomi della patologia e i risultati della biopsia cutanea possono risultare non decisivi. Sia nella MF che nella SS, l’esame ematico con citometria a flusso può servire per determinare e monitorare la gravità della malattia nel sangue, mentre i test di imaging estesi a tutto il corpo (TC, PET e MRI) possono essere necessari per determinare l’eventuale diffusione del tumore ai linfonodi o ad altri organi.

    Il trattamento del linfoma cutaneo a cellule T è altamente personalizzato e frequentemente regolato in rapporto alla tolleranza e alla risposta del paziente. Sono numerosi i fattori che influenzano la scelta della terapia più idonea (la forma di CTCL, la tipologia e l’estensione delle lesioni cutanee, il coinvolgimento dei linfonodi o di altri organi, ecc.) ma il più importante di questi è sicuramente rappresentato dallo stadio clinico della malattia. In base a tali parametri, viene stabilito il ricorso a una terapia cutanea (comprendente corticosteroidi topici, retinoidi topici, chemioterapia topica, radioterapia e luce ultravioletta) oppure sistemica, quest’ultima basata su farmaci specifici, su fotoferesi extracorporea (ECP) e su regimi chemioterapici ad agente singolo o a combinazione di agenti. Nei pazienti con micosi fungoide ai primi stadi, la terapia è solitamente cutanea, mentre la MF in stadio avanzato può spesso richiedere terapie sistemiche. Per i pazienti con malattia ad alto rischio, inoltre, può rendersi necessario il ricorso al trapianto allogenico di cellule staminali del sangue. In una patologia tipicamente sistemica come la sindrome di Sézary, invece, i pazienti che manifestano un coinvolgimento della pelle e del sangue non vengono praticamente mai trattati con la sola terapia cutanea. Dal 2018, per i pazienti europei affetti da CTCL è disponibile un nuovo farmaco, un anticorpo monoclonale anti-CCR4 indicato per il trattamento della MF e della SS. Diverse altre molecole sono attualmente in via di sperimentazione.

    tratto da: https://www.osservatoriomalattierare.it/i-tumori-rari/linfoma-cutaneo-a-cellule-t

    Fonti principali:
    – Orphanet
    – Genetic and Rare Diseases Information Center (GARD)
    – National Organization for Rare Disorders (NORD)
    – Lymphoma Research Foundation

  • S Spasmi e Spasticità

    La spasticità è un disturbo muscolare che comporta un aumento anomalo del tono muscolare. Il tono muscolare corrisponde alla quantità di tensione presente nei muscoli, mentre il tono muscolare “normale” corrisponde al livello di tensione naturale necessaria affinché il corpo sia in grado di sostenersi. Un aumento di tensione nei muscoli li rende rigidi e può causare spasmi muscolari involontari. La spasticità è comune tra le persone affette da determinate condizioni neurologiche a lungo termine: è presente nel 28-38% dei pazienti affetti da ictus, nel 41-66% dei pazienti affetti da sclerosi multipla e nel 13% dei pazienti affetti da trauma cranico.

    Sintomi della spasticità

    I sintomi della spasticità possono includere:
    • rigidità muscolare
    • affaticamento muscolare
    • spasmi muscolari isolati incontrollabili oppure una serie di spasmi involontari (clono)
    • riflessi tendinei esagerati
    • contrattura (contrattura permanente dei muscoli)
    • dolore derivante da muscoli tesi o da spasmi

    In alcuni pazienti tali problemi possono provocare difficoltà nel dormire, cambiamenti nella postura e diminuzione delle capacità funzionali (come camminare o andare in bagno).

    La spasticità è causata da lesioni alle cellule nervose del midollo spinale o del cervello. A parte i traumi al cervello o alla colonna vertebrale, esistono una serie di condizioni in grado di provocare lesioni ai nervi, tra cui:

    • sclerosi multipla
    • ictus
    • paralisi cerebrale
    • sclerosi laterale amiotrofica
    • malattia di Krabbe

    Indipendentemente dalla causa, esistono dei fattori in grado di rendere peggiore la spasticità e che di solito comportano delle sensazioni sgradevoli, tra cui infezioni, temperature corporee estreme, costipazione, irritazione cutanea o perfino stress e ansia.

    Diagnosi per spasticità

    La diagnosi prevede la valutazione approfondita dell’anamnesi del paziente, includendo i sintomi provati, le condizioni avute e i farmaci assunti. Dato che alcune condizioni che causano la spasticità sono correlate ai geni, verrà presa in considerazione anche l’anamnesi familiare. Infine, il medico condurrà un esame obiettivo, osservando i movimenti muscolari e l’ampiezza del movimento, e monitorerà nel tempo la frequenza degli spasmi e dei cloni. Verranno inoltre prese in esame le attività che creano difficoltà al paziente, valutando quanto le sue capacità siano soggette a limitazioni.

    Per prepararsi alla visita può essere utile considerare:
    • Come variano i sintomi durante il giorno
    • Cosa si fa per far migliorare i sintomi
    • Cosa fa peggiorare i sintomi

    Trattamenti per la spasticità

    Il trattamento mira a migliorare la mobilità del paziente, a ridurre il dolore e, infine, ad aiutarlo a svolgere meglio le attività che ritiene importanti.

    Il trattamento può prevedere:
    • Esercizi: che saranno personalizzati per le esigenze del paziente e saranno volti a distendere e rafforzare i muscoli
    • Farmaci: che possono includere compresse che prendono di mira l’intero organismo al fine di rilassare i muscoli nonché iniezioni mirate a gruppi muscolari specifici
    • Chirurgia: consigliata a volte per sbloccare i tendini o per impiantare un microinfusore per la somministrazione continuativa di farmaci miorilassanti

    La giusta combinazione di trattamenti varia da paziente a paziente, in quanto le priorità di ciascuna persona sono diverse e perché alcune persone risponderanno meglio ad alcuni trattamenti piuttosto che ad altri.

    tratto da: https://www.topdoctors.it/dizionario-medico/spasticita#

     

    Gli spasmi muscolari sono contrazioni involontarie di uno o più muscoli.

    A causarli possono essere anomalie in uno qualsiasi dei passaggi che portano alla contrazione muscolare, inclusi danni alle vie nervose. Alla base di queste anomalie può esserci un’attività fisica prolungata, oppure disidratazione e carenza di minerali, o ancora malattie metaboliche, miotonie (ad esempio la distrofia miotonica), ictus, sclerosi multipla, paralisi cerebrale, malattie neurodegenerative, traumi, danni alla colonna vertebrale o avvelenamento del sistema nervoso, causato ad esempio da sostanze come gli insetticidi o la stricnina. Allo spasmo può essere associato un crampo muscolare che può scatenare un dolore localizzato, talvolta talmente intenso da essere debilitante. Altre volte contrazioni involontarie dei muscoli portano a contratture che si sviluppano più lentamente, impiegando giorni o addirittura settimane prima di manifestarsi con dei sintomi.

    Le patologie che si possono associare a spasmi muscolari sono le seguenti:

    • Angina pectoris
    • Distrofia miotonica
    • Diverticoli esofagei
    • Infiammazione del nervo trigemino
    • Miotonia congenita
    • Neuromiotonia
    • Paramiotonia congenita
    • Ragadi anali
    • Reflusso gastroesofageo
    • Sclerosi multipla
    • Tetano

    Si ricorda che questo non è un elenco esaustivo e che sarebbe sempre meglio consultare il proprio medico di fiducia in caso di persistenza dei sintomi.

    La maggior parte degli spasmi muscolari causano crampi che non richiedono alcun trattamento e si risolvono con un po’ di stretchingmassaggi e pazienza. Crampi prolungati possono invece trarre beneficio dall’assunzione di alcuni medicinali suggeriti dal medico.
    In caso di disidratazione è bene assumere acqua e sali minerali. Nei casi più gravi, in cui l’assunzione per via orale non è sufficiente, può essere necessario far ricorso a delle flebo.
    Se invece gli spasmi sono causati da un problema metabolico o neurologico può essere necessario affrontare una terapia specifica.

    È bene rivolgersi al medico se gli spasmi muscolari sono intensi, se non si risolvono semplicemente con lo stretching, se si ripresentano spesso e se durano a lungo.

    tratto da: https://www.humanitas.it/sintomi/spasmi-muscolari/

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